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Elastic (not so fantastic)

luglio 27, 2010


Ce l’avevo tutto in testa il post.
Dice: peccato che lo aggiorni poco (son amici, gli piace essere gentili) questo blog. Poco sarebbe nell’ordine delle precipitazioni piovose nel deserto del Gobi.

Deve essere la prossimità del viaggio a spingermi.
M’assumesse la Lonely Planet si assicurebbe caratteri a secchiate. Cartelle su cartelle, come non ci fosse domani. Ci sarebbe un leggero sbilanciamento, certo.
Non ci sono musei e se proprio volete ecco i nomi. I ristoranti e i locali invece. E giù di recensioni (scrivo per la Lonely Planet, vorrà mica farmi pagare quell’aragosta? m’invento tre blatte e da lei non ci viene nessuno. Ah grazie, gentilissimo).

Divago. Sarà il Moment che sto per prendere. Gli elastici. Vorrei scrivere degli elastici. Più che altro tagliarli. Tranne quelli che tengon sù cose imporanti. Le mutande. L’orrendo zeppelin di documenti che mi rifila la commercialista a fine anno (come queste siano le prime due cose che mi son venute in mente non è cosa da indagarsi. O da scriversi).

Sognerò di elastici tagliati. Ho sempre pensato che il bungee jumping fosse una fregatura: pensi di volare o di cadere e poi rimbalzi, tornando all’estremità che poco prima avevi salutato.
Meglio sarebbe spiccare il volo. O in mancanza d’ali (e poi dai, io son pragmatica) armarsi di cartina e partire.